Tradizioni: il falò di San Giovanni

Ciao! 

Bentornati sul mio blog, oggi voglio raccontarvi di una tradizione che da sempre si vive nelle nostre valli… la festa di San Giovanni! Prima di iniziare però vi invito a seguirmi sulla mia pagina Instagram se non lo fate ancora, per restare sempre aggiornati sulla vita nelle valli occitane e scoprirne la bellezza giorno dopo giorno.

I farò et San Juan

Partiamo dallo svolgimento vero e proprio: ogni anno nella notte del 23 giugno, nelle nostre valli vengono accesi dei grandi fuochi, dei falò, da noi chiamati “farò” o “fungalere”. Dopo che il fuoco è stato appiccato, si rimane lì intorno, a guardare le enormi fiamme innalzarsi verso il cielo e a farsi riscaldare da un calore prepotente. La comunità fa quattro chiacchiere, qualcuno intona una canzone, a volte si fa un rinfresco, e quasi sicuramente si beve un buon bicchiere di vino. Eccolo lì lo spirito della comunità: basta un fuoco per far riunire i compaesani, per sospendere il tempo almeno per un po’, per ritrovarsi, per sentirsi a casa. 

falò di San Giovanni

La tradizione pagana

Non è una coincidenza che i falò di San Giovanni si accendano proprio poco dopo il solstizio d’estate: in realtà infatti questa era in origine un’usanza pagana, che come spesso è accaduto, è stata poi presa dal Cristianesimo e fatta propria. 

Il 21 giugno avviene qualcosa di unico: il giorno è più lungo della notte, raggiunge la sua massima inclinazione nel cielo, per poi decorrere in seguito verso il solstizio invernale. Solstizio significa proprio che “il sole si ferma” e a partire da quel giorno si prepara a diventare sempre più debole. Per questo gli antichi cercavano di prolungare la sua luce quanto più possibile per mezzo dei fuochi che accendevano durante quella notte. Sappiamo bene quanto gli antichi fossero molto consapevoli dei legami tra l’uomo e la natura, e per questo ne commemorassero gli eventi con rituali di questo genere. Accendere un falò durante quella notte significava quindi scacciare le tenebre per celebrare la luce e il bene.

San Giovanni

Con l’avvento del Cristianesimo si inizia a festeggiare San Giovanni, la cui festa decorre il 24 giugno. Giovanni era un asceta di origini ebraiche, ed è famoso per aver battezzato Gesù; secondo il Cristianesimo egli meritava per questo la giusta notorietà, ed è così che la festa pagana si è vestita di abiti cristiani ed è stata dedicata a San Giovanni, il cui padre per commemorare la nascita di suo figlio e annunciarla, decise proprio di accendere un fuoco. Ogni anno quindi, la notte del 23 giugno, nelle nostre valli e non solo si vedono fungalere risplendere e farsi spazio nelle tenebre. Si dice che questi fuochi scaccino le disgrazie e il malocchio: sarà così? In ogni caso qualcosa di magico lo fanno: riuniscono le persone.

I rituali di San Juan

Non è finita qui! Da noi san Giovanni non si festeggia solo con il fuoco, ma anche con altri piccoli rituali che sono simbolo di buon auspicio e di purificazione. Anche questi derivano dal paganesimo, dove le erbe e le piante coprivano un ruolo molto importante.

Il potere rigenerante della rugiada

Uno dei rituali consiste nel raccogliere fiori di ogni tipo ed erbe aromatiche rigorosamente dopo il tramonto, nel giorno del 23 giugno, e poi porli in un catino riempito d’acqua. Questi devono galleggiare sull’acqua. A questo punto occorre sistemare all’esterno il catino, e posizionarlo in modo che i fiori e le erbe possano essere esposti alla rugiada. 

Il mattino seguente quell’acqua “ricaricata” va utilizzata per lavarsi il viso e le mani; si dice che sia piena di energia rivitalizzante, e serva per purificarsi, per ricever nuove energie.

Il ramo di noce scaccia disgrazie

Un altro rituale consiste nel prendere qualche rametto di noce (sempre dopo il tramonto del 23 giugno) e appenderlo alla porta della propria abitazione, o come spesso avveniva in passato, davanti alla stalla degli animali. Questo avrebbe il potere di scacciare i pericoli dall’edificio, proteggendolo anche da fulmini e disgrazie di altro tipo. Si dice che più il ramo impiega tempo a seccarsi, e più ci sono buone speranze. 

Bòna San Juan

Ed eccoci alla fine di questo articolo: spero che vi sia stato utile per scoprire qualcosa di più sulla famosa festa di San Giovanni, e che l’abbiate trovato interessante. Ho deciso di salutarvi con il testo di una canzone dedicata proprio a San Giovanni. Questa è stata scritta e composta da un personaggio che meriterebbe un articolo intero a lui dedicato, un grande musicista, un grande poeta, un grande artefice della ripresa della musica occitana nelle valli e non solo: Sergio Berardo.

Io vi ringrazio e vi invito a tornare qui il prossimo martedì, per il mio nuovo articolo, un abbraccio!

Michela

Bòna San Juan

las sorres e lhi fraires del Pais

Sies ben eirus amis

Que fasaren n’aubada

Bòna San Juan

las fungaleras lhi an viscat

E sentis lo rumà, l’aire de ma valada

Beluga, dansa ilamont

E laissa sta lo bòsc e la graviera

Beluga, fai atensiun

De ren cremar l’ostal e la feniera

Bòna San Juan 

lo nostre temp s’acaba ren

Sen encar ici e chanten

Per l’estiu que encommensa

Ausen chansons 

e lhi trobadors de l’autre cant

Nos fan resson encar pi enlai

que la Provensa

Beluga, dansa ilamont

E laissa sta lo bòsc e la graviera

Beluga, fai atensiun

De ren cremar l’ostal e la feniera

Fins a deman 

Sarem aqui nòbles e pacans 

En rescontrand lo soleil que nos espera

Sus lhi sie rais 

Encar un viatge chantaren 

Bòna San Juan a nostra vielhia terra

Beluga, dansa ilamont

E laissa sta lo bòsc e la graviera

Beluga, fai atensiun

De ren cremar l’ostal e la feniera

Buon San Giovanni

sorelle e fratelli del paese

Siate ben felici amici

che faremo una festa 

Buon San Giovanni

hanno acceso i falò

e sente di bruciacchiato l’aria della mia valle

Scintilla danza lassù

E lascia stare il legno e la riva

Scintilla fai attenzione

A non bruciare la casa e il fienile

Buon San Giovanni

Il nostro tempo non finisce

Siamo ancora qui e cantiamo

Per l’estate che comincia

Alziamo canzoni

e i trovatori dall’altra parte

Ci fanno risonanza ancora più in là

che la Provenza

Scintilla danza lassù

E lascia stare il legno e la riva

Scintilla fai attenzione

A non bruciare la casa e il fienile

Fino a domani

saremo qui nobili e poveracci

Incontrando il sole che ci aspetta

Sui suoi raggi

Canteremo ancora una volta

Buon san Giovanni alla nostra vecchia terra

Scintilla danza lassù

E lascia stare il legno e la riva

Scintilla fai attenzione

A non bruciare la casa e il fienile

1 commento su “Il falò di San Giovanni”

  1. Monica abello

    Complimenti è un piacere leggerti mi piacerebbe conoscerti di persona Spero di poterlo fare presto

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